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Secondo i dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, circa la metà delle PMI mostrano un approccio al digitale ancora timido, con notevoli carenze nell’integrazione di piattaforme a supporto dei processi aziendali. Un dato dovuto in parte – come evidenziato dalla prof.ssa Lucia Bonechi, esperta di organizzazione aziendale e docente all’Università di Pisa – ad una componente culturale insita nel sistema aziendale nazionale, che intuisce le potenzialità della digitalizzazione, ma fatica ad attivarsi al riguardo. Tra le realtà che necessitano, dati alla mano, più urgentemente di una digitalizzazione dei processi, ci sono sicuramente le aziende che lavorano a commessa.
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Secondo il Project Management Institute il fallimento di molti progetti di ingegneria è riconducibile alle iniziali fasi di preventivazione. Anche uno studio della Università di Aalborg (Danimarca) lo conferma: in nove progetti su dieci, i costi sono sottostimati e influiscono, in termini negativi, sui profitti ( Fonte PMI.org). Per sopperire a questa criticità le società di ingegneria necessitano di uno strumento in grado di supportare la fase di preventivazione in modo analitico e puntuale.
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L’ impatto senza precedenti, sulla nostra vita personale e lavorativa, causato dal Covid-19 e dalle relative misure di contenimento, ci hanno spinti ancora di più verso l’utilizzo di strumenti digitali. Nell’articolo European Predictions 2021 a proposito dell’adozione dello smart working a livello Europeo, Forrester Research, prevede che almeno un terzo delle persone lavorerà da casa, mentre nel 2019 era solo il 4%. Questa prima rapida ondata di trasformazione digitale ha reso necessario uno sforzo in termini di automazione dei processi aziendali, di adozione di strumenti digitali e mobile, utili alla collaborazione e alla comunicazione sia interna che esterna. Inevitabilmente, il cambiamento che era stato stimato in un arco temporale di 3-5 anni si è realizzato in 3-5 settimane. Nel medesimo articolo sopra citato, Forrester afferma che “I leader digitali saranno i fautori di una crescita esponenziale per l’anno 2021”. Quindi per avere successo in questa seconda ondata di trasformazione digitale sarà anche necessario canalizzare gli sforzi sul valorizzare l’esperienza umana.
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Per le aziende che lavorano a progetto disporre di un team di persone in grado di collaborare in modo efficiente è fondamentale per conseguire alti standard qualitativi nei tempi prestabiliti dal cliente, con effetti positivi sui profitti. Spesso però, nella definizione di questi team di lavoro, il focus si concentra unicamente sulla presenza delle cosiddette hard skills, competenze tecniche specifiche apprese durante esperienze educative e lavorative come, ad esempio, saper utilizzare uno specifico software o conoscere una lingua. Seppure si tratti di elementi fondamentali, in quanto legati alla necessità di possedere conoscenze pratiche, quando parliamo di team ad alte prestazioni queste possono non bastare. In questo senso, un concetto chiave che spesso non è tenuto in considerazione al momento della creazione di un gruppo di lavoro e che, invece, ricopre un ruolo fondamentale, è quello di soft skill.